Tuesday, March 11, 2008

Capitolo diciottesimo

Scordi il futuro
ti lascerai sfuggire
il tuo presente
Oggi siamo andati a Chatou a trovare nonna Josse, la mamma di papà, che è in una casa di riposo da due settimane. Quando si è trasferita lì l'ha accompagnata solo papà, questa volta invece ci siamo andati tutti insieme. La nonna non può più vivere da sola nella sua grande casa di Chatou: è praticamente cieca, soffre di artrosi e non riesce quasi più a camminare o a tenere qualcosa in mano, inoltre ha paura di stare sola. I suoi figli (papà, zio Francois e zia Laure) hanno provato a gestire la cosa con una badante con una badante, ma non ci poteva mica stare 24 ore su 24, senza contare poi che le amiche della nonna erano già in casa di riposo, e quindi questa è sembrata la soluzione migliore.
La casa di riposo della nonna è spettacolare. Mi chiedo quanto possa costare al mese questo ospizio di lusso. La sua stanza è ampia e luminosa, con bei mobili, belle tende, un salottino attiguo e il bagno di una vasca di marmo. La mamma e Colombe sono andate in estasi davanti alla vasca, come se per la nonna potesse essere di qalche utilità una vasca di marmo con quelle mani di cemento...E poi il marmo è un materiale bruttissimo. Papà invece non ha parlato granchè. Lo so che si sente in colpa perchè sua madre è in una casa di riposo. "Non possiamo mica tenerla da noi!" ha detto la mamma quando tutti e due credevano che non sentissi (ma io sento tutto, in particolare quello che non dovrei). "No Solange, certo che no..." ha risposto papà con un tono che voleva dire :"Faccio come se pensassi il contrario, dicendo no, con l'aria stanca e rassegnata del bravo marito sottomesso, e così faccio bella figura". Lo conosco questo tono. Per papà significa:" So di essere un vigliacco, ma nessuno si prende la briga di dirmelo". Ovviamente, era inevitabile "Sei proprio un vigliacco" ha detto la mamma buttando con rabbia uno strofinaccio nell'acquaio. E' strano, quando è arrabbiata la mamma ha bisogno di lanciare qualcosa. Una volta ha anche scagliato via Constitution. "Ne hai meno voglia di me" ha ripreso, recuperando lo strofinaccio e agitandolo sotto il naso di papà, che ha detto "Comunque è fatta", una frase da vigliacco all'ennesima potenza.
Io sono ben contenta che la nonna non venga ad abitare da noi. Anche se in quattrocento metri quadrati non sarebbe un grosso problema. Però penso che gli anziani abbiano diritto ad un po' di rispetto, e di certo stare in una casa di riposo è la fine del rispetto. Quando ci si va, significato: "Sono finito, non sono più niente, tutti, compreso me, aspettano solo una cosa: la morte, questa triste fine della noia." No, la ragione per cui non ho voglia che la nonna venga da noi è che la nonna non mi piace. E' una sporca vecchia, dopo essere stata una giovane cattiva. Anche questa mi pare una profonda ingiustizia: prendiamo un simpatico idraulico delle caldaie, che ha fatto solo del suo bene attorno a sé, che ha saputo creare amore, darne, riceverne, tessere dei legami con una certa umanità e sensibilità. Sua moglia è morta, i suoi figli non hanno un soldo e a loro volta hanno un sacco di bambini da nutrire e tirare su. In più, abitano dall'altra parte della Francia. Quindi lo mettono in una casa di riposo vicino al paese dove è nato, dove i figli possono andare a trovarlo solo due volte all'anno - una casa di riposo per poveri, in cui le camere sono in comune, il mangiare fa schifo e il personale lotta contro la certezza di subire un giorno la stessa sorte maltrattando gli ospiti. Prendiamo adesso mia nonna, la cui vita non è stata nient'altro che una lunga serie di ricevimenti, smorfie, intrighi e spese futili e ipocrite, e consideriamo il fatto che le spetta una camera graziosa, un salottino privato e per pranzo delle capesante. E' forse questo il prezzo da pagare per l'amore, una vita che termina senza speranze in una sordida promiscuità? E' questa la ricompensa per degli affetti anoressici, una vasca di marmo in una costosissima bomboniera?
Quindi la nonna non mi piace, e nemmeno io le piaccio tanto. In compenso adora Colombe, che la ripaga con la stessa moneta, cioè tenendo d'occhio l'eredità con quell'autentico distacco della ragazza-che-non-tiene-d'occhio-l'eredità. Perciò pensavo che questa giornata a Chatou sarebbe stata una rottura pazzesca, e invece bingo: Colombe e la mamma si esaltano per la vasca da bagno, papà rigido come uno stoccafisso, vecchi infermi e rinsecchiti portati in giro nei corridoi con le flebo e tutto, una pazza ("Alzheimer" ha detto Colombe con aria istruita - non sto scherzando!) che mi chiama "Bella Clara" e due secondi dopo urla che vuole subito il suo cane e quasi mi cava un occhio con il suo grosso anello di diamanti, e pure un tentativo di evasione! Gli ospiti ancora in salute portano un braccialetto elettronico al polso: quando cercano di uscire dal perimetro della residenza, si sente un bip giù alla reception e il personale si precipita fuori per raggiungere il fuggiasco, che naturalmente si fa beccare dopo un faticoso cento metri, protesta energicamente che quello non è un gulag, chiede di parlare col direttore e gesticola in modo strano finchè non lo inchiodano su una sedia a rotelle. La signora che ha tentato lo sprint si era andata a cambiare dopo pranzo: aveva indossato la sua tenuta da evasione, un abitino a pois pieno di volant, molto pratico pre scalare le recinzioni. In sostanza, alle due del pomeriggio, dopo la vasca, le capesante e l'evasione spettacolare tipo conte di Montecristo, ero pronta per la depressione.
All'improvviso, però, mi sono ricordata che avevo deciso di costruire e non demolire. Ho guardato attorno a me cercando qualcosa di positivo ed evitando la vista di Colombe. Non ho trovato nulla. Tutta quella gente che aspetta la morte e non sa cosa fare...E poi, miracolo, è stata Colombe a darmi la soluzione, sì, Colombe. Quando siamo partiti, dopo aver abbracciato la nonna e averle promesso di tornare presto mia sorella ha detto: "Beh, la nonna mi sembra sistemata bene. Per il resto...affrettiamoci a dimenticare tutto velocemente". Non sottilizziamo sull' "affrettiamoci velocemente", sarebbe meschino, concentriamoci piuttosto sull'idea: dimenticare tutto velocemente.
E' al contrario, non bisogna affatto dimenticare. Non bisogna dimenticare i vecchi con i corpi putrefatti, i vecchi vicinissimi a quella morte a cui i giovani non vogliono pensare (e così affidiamo alla casa di riposo il compito di accompagnare i genitori alla morte per evitare scenate o seccature), la gioia inesistente di quelle ultime ore che bisognerebbe gustare fino in fondo, e che invece subisci rimuginando nella noia e nell'amarezza. Non bisogna dimenticare che il corpo deperisce, che gli amici muoiono, che tutti ti dimenticanoe che la fine è solitudine. E neppure bisogna dimenticare che quei vecchi sono stati giovani, che il tempo di una vita è irrisorio, che un giorno hai vent'anni e il giorno dopo ottanta. Colombe crede che è possibile "affrettarsi a dimenticare" perchè la prospettiva della vecchiaia per lei è ancora lontanissima, come se la cosa non la riguardasse. Io ho capito molto presto che la vita passa in un baleno guardando gli adulti attorno a me, sempre di fretta, stressati dalle scadenze, così avidi dell'oggi per pensare al domani...In realtà temiamo il domani solo perchè non sappiamo costruire il presente, e quando non sappiamo costruire il presente ci illudiamo che saremo capaci di farlo domani, e rimaniamo fregati perchè domani finisce sempre per diventare oggi, non so se ho reso l'idea.
Quindi non bisogna affatto dimenticare. Occorre vivere con la certezza che invecchieremo e che non sarà nè bello nè piacevole nè allegro. E ripetersi che ciò che conta è adesso: costruire, ora, qualcosa, a ogni costo, con tutte le nostre forze. Avere sempre in testa la casa di riposo per superarsi continuamente a rendere ogni giorno imperituro. Scalare passo dopo passo il proprio Everest personale, e farlo in modo tale che ogni passo sia un pezzetto di eterità.
Ecco a cosa serve il futuro: a costruire il presente con veri progetti di vita.
(L'eleganza del riccio, Muriel Barbery)

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